La Bibbia è una sola. Non vi sono più Bibbie. Essa è una raccolta di scritti o libri composti da vari autori lungo un arco di tempo di più di mille anni.
L’unica Bibbia è divisa in due parti. La prima chiamata Antico Testamento, è stata scritta prima di Gesù Cristo quasi tutta in lingua Ebraica. La seconda parte, a cui si dà il nome di Nuovo Testamento, comprende gli scritti dei primi discepoli di Cristo (Apostoli ed Evangelisti). Fu composta in Greco durante il primo secolo della nostra Era Cristiana.
Dell’unica Bibbia esistono numerose traduzioni. La parte Ebraica della Bibbia o AT fu tradotta per la prima volta in Greco, durante il terzo e secondo secolo avanti Cristo. E’ detta Alessandrina dal luogo dove si suppone sia stata fatta la traduzione, cioè Alessandria d’Egitto. E’ detta pure dei Settanta (che si indica col nr. Romano LXX) dal numero dei traduttori che un’antica tradizione afferma essere stati settanta dotti Ebrei, viventi fuori della Palestina o andati appositamente da Gerusalemme ad Alessandria.
In epoca cristiana, a cominciare dal secondo secolo, si l’AT che il NT, furono tradotti in altre lingue, quelle vive e parlate (Latino, Siriaco, Slavo, ecc.) per renderli accessibili ai popoli convertiti al cristianesimo.
In tempi a noi più vicini si cominciò a tradurre la Bibbia nelle lingue moderne (tedesco, inglese, spagnolo, italiano, francese ecc.). oggi ci sono centinaia di traduzioni della Bibbia in quasi tutte le lingue parlate, anche quelle meno diffuse e conosciute.
2) La Bibbia sola è guida sufficiente?
Uno dei tanti slogan o frasi ad effetto citate frequentemente dai protestanti dice così: “La Bibbia è l’unica regola di fede. Dove parla la Bibbia parliamo noi; dove essa tace, taciamo anche noi”.
L’ammettere la Bibbia come la sola ed unica regola di fede, non solo è contrario all’insegnamento della Sacra Scrittura, ma si oppone anche al più elementare buon senso. Infatti la guida stabilita da Gesù per far conoscere a tutti gli uomini la sua dottrina deve essere:
a) Certa e completa
b) Accessibile e comprensibile a tutti.
c) Adatta a risolvere qualsiasi controversia in materia religiosa
A) La Bibbia non è guida certa e completa.
Infatti per poter dire che è l’unica guida sicura per conoscere la verità rivelata, occorre prima di tutto sapere che essa sia un libro ispirato da Dio oppure no.
La certezza dell’ispirazione divina di un libro non ci può essere data dal libro stesso perché un qualsiasi pazzo esaltato può dire infatti che i libri scritti da lui gli sono stati dettati (o ispirati) da Dio.
Inoltre la Bibbia contiene solo in parte la Rivelazione divina, tanto è vero che in Atti degli Apostoli 20,35 è conservata una frase di Gesù che non è riportata da nessuno dei Vangeli: “Vi è più gioia nel dare che nel ricevere”.
Ancora: l’Apostolo san Giovanni nel suo Vangelo dice: “Molti altri segni fece Gesù in presenza dei suoi discepoli, ma non sono stati scritti in questo libro” (Gv 20,30); “Vi sono ancora altre molte cose compiute da Gesù che, se fossero scritte una per una, penso che il mondo stesso non basterebbe a contenere i libri che si dovrebbero scrivere”. (Gv 21,25).
B) Le Sacre Scritture non erano accessibili ai primi cristiani perché non furono complete se non dopo parecchi anni che esisteva il cristianesimo; la stampa poi fu inventata nel 1440 e perciò fino ad allora era materialmente impossibile procurarne una copia ad ogni singolo fedele. Ed ancora oggi come ieri per parecchi cristiani rimane un libro sigillato perché non sanno leggere.
La Bibbia non è comprensibile a tutti, perché ci sono molti passi difficili ed oscuri, non soltanto per le persone semplici, ma anche per le persone colte. San Pietro stesso ci avverte che nelle lettere di san Paolo ci sono “cose difficili a comprendere, che gli ignoranti e poco stabili mal comprendono, come fanno di altre parti della Sacra Scrittura, a loro stessa perdizione” (2 Pietro 3,16).
San Luca negli Atti degli Apostoli, narra che l’Etiope mentre si faceva portare in carrozza stava leggendo il libro del profeta Isaia. Interrogato da Filippo se egli comprendeva il significato di ciò che stava leggendo, rispose: “Come posso comprendere se nessuno me ne dà la spiegazione?” (Atti degli Apostoli 8, 30-31)
C) La Bibbia non può darci da sola la possibilità di risolvere tutte le controversie in materia religiosa. Prove ne sono la contraddizione in cui cadono gli stessi protestanti che infatti sono divisi tra di loro in tante sètte, pur basandosi sulla stessa Bibbia.
Perciò la Bibbia non è l’unica regola di fede stabilita da Dio per far conoscere agli uomini la verità da credere e i precetti da osservare, ma è necessaria la Tradizione divina apostolica, tradizione, nel concetto cattolico, è la Parola di Dio non scritta, ma tramandata dagli Apostoli fino a noi, sotto l’influenza dello Spirito Santo. E’ una regola di fede distinta dalla Sacra Scrittura, ma ha lo stesso valore.
Se era infatti volontà di Gesù che il suo insegnamento si propagasse unicamento per mezzo della Sacra Scrittura, Egli stesso avrebbe scritto di suo pugno un trattato completo della sua dottrina; invece Egli nulla scrisse, né comandò agli Apostoli di scrivere. Insegnò e diede agli Apostoli la missione di insegnare assicurando loro una continua assistenza
Poteva Gesù dire parole più chiare e precise di queste?: “Ogni potere mi è stato dato in cielo e in terra. Andate e insegnate a tutte le genti, battezzandole nel nome del Padre del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro di osservare tutte le cose che vi ho comandate; ed ecco io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine del mondo” (Mt 28,18).
Gli Apostoli capirono molto bene che la loro missione era di predicare la verità di Cristo a tutto il mondo, e, a loro volta, di ordinare dei loro successori che continuassero questa missione fino alla fine dei tempi. San Paolo al riguardo è chiarissimo:
“Le cose che hai udito da me, alla presenza di molti testimoni, confidale a uomini fidati, capaci di insegnarle ad altri” (2 Timoteo 2,2), “comanda queste cose ed insegnarle” (1 Timoteo 2,2), “Comanda queste cose ed insegnale” (1 Timoteo 4,11). “Dunque, o fratelli, state saldi e tenete fermi gli insegnamenti che avete ricevuti sia col discorso, sia a mezzo della nostra lettera” (2 Tessalonicesi, 2,14). E San Giovanni nella sua terza lettera scrive: “Avrei tante cose da scriverti, ma non ho voluto scrivertele con penna ed inchiostreo, perché spero di vederti presto e allora ci parleremo a viva voce” (3 Gv 1,13-14).
Da tutto ciò appare chiaro che il Vangelo era affidato soprattutto alla predicazione, la Chiesa, fedele custode della Parola di Dio, ha il diritto di cercarla non solo nella Bibbia, ma anche negli altri scritti e nella pratica dei cristiani vissuti nei secoli più vicini alla predicazione apostolica. Appellandoci a questi cristiani, li consideriamo quali testimoni della divina Rivelazione.
I principali strumenti attraverso i quali si conserva la Tradizione sono: le professioni di fede, la sacra liturgia, gli scritti dei Santi Padri, gli Atti dei Martiri, la prassi della Chiesa, i monumenti archeologici.
Sacra Scrittura e Tradizione, perciò, sono due organi di una medesima realtà religiosa che si completano a vicenda; sono due espressioni (l’una scritta, l’altra orale) di una stessa Verità e di una stessa Vita che è Cristo e lo Spirito Santo, dai quali solo prende origine la Rivelazione. Il voler separare Sacra Scrittura e tradizione della Chiesa, equivale a costruire quella confusione di idee di cui i protestanti ci offrono triste spettacolo.
E, in fondo, cosa fanno i protestanti se non abolire la Tradizione che c’è sempre stata nella Chiesa Cattolica e sostituirla con un’altra tradizione che hanno fondato loro o i loro capi?
Gesù stesso potrebbe dire loro: “così avete annullato la Parola di Dio in nome della vostra tradizione. Ipocriti! Bene ha profetato di voi Isaia dicendo: invano essi mi rendono culto, insegnando dottrine che sono precetti di uomini” (Mt 15, 6-9).
San Paolo medesimo aveva gia avvertito i cristiani di non rendersi schiavi, lasciandosi sedurre da una tradizione umana: “State attenti che nessuno vi faccia sua preda con sottili ragionamenti filosofici e con vane astuzie basate sulla tradizione degli uomini, ma non su Cristo” (Colossesi 2,8).
COME LEGGERE LA BIBBIA?
Come il lettore avrà osservato leggendo l’elenco dei libri della Bibbia, essi vengono tradizionalmente raggruppati in libri storici, didattici e profetici.
Questa divisione è stata fatta perché alcuni libri della Bibbia intendono riferire fatti storici, veramente accaduti; altri intendono solo dare un insegnamento; altri ancora vogliono annunciare eventi futuri.
La divisione, tuttavia, non è rigidissima: alcuni libri “storici” contengono parti “didattiche” o “profetiche” e viceversa. A volte la storia è insegnata attraverso una composizione poetica (come il racconto della creazione in Genesi 1 e 2) o simbolica (come il peccato originale in Genesi 2)
Ad ogni modo quando risulta chiaro che l’Autore sacro intende narrare fatti storici non c’è motivo per dubitare della loro storicità. Ciò è particolarmente evidente nelle narrazioni evangeliche, scritte da testimoni oculari o da loro contemporanei degni della massima fede, e mai contraddetti neppure dai nemici di Cristo.
Se si aggiunge la perfetta concordanza tra gli avvenimenti narrati dalla Bibbia e quelli della storia profana (vedi a questo proposito: Werner Keller, la Bibbia aveva ragione), l’esatta descrizione dei luoghi, la perfetta conoscenza delle usanze e della mentalità del tempo, e soprattutto il credito straordinario che i Vangeli hanno riscosso tra i contemporanei, fino a spingerli a dare la vita per testimoniare la verità, allora si comprende che tutto ciò che è detto nei Vangeli non è che la narrazione fedele di quanto è storicamente avvenuto.
Inoltre è indispensabile tener sempre presente che tutta la Sacra Scrittura è stata scritta sotto ispirazione di Dio, ed ha perciò Dio come autore principale. Per il credente, infatti, la Bibbia non è solo un documento storico-letterario, ma è anche e soprattutto il messaggio di Dio all’umanità. Il popolo Ebraico e poi Gesù stesso con gli Apostoli e la Chiesa, hanno sempre ritenuto la Bibbia Parola di Dio, e Dio stesso il suo vero Autore.
Ciò è potuto avvenire perché “Dio, per la composizione dei Libri Sacri…..ha scelto degli uomini nei quali Egli stesso agiva……. affinché scrivessero, come veri autori, tutte e soltanto quelle cose che Egli voleva fossero scritte” (vedere Dei Verbum). Questa speciale assistenza di Dio è chiamata “ispirazione”.
Ne consegue che per sapere con esattezza quali cose Dio ci ha voluto rivelare e per interpretare correttamente la Bibbia dobbiamo tener conto:
a) del “genere letterario” (storico, poetico, didattico, profetico) nel quale l’autore sacro ha voluto esprimersi;
b) dell’ ”analogia della fede”, cioè del fatto che ogni passo della Bibbia deve essere in armonia e non in contraddizione con tutto il resto della Rivelazione divina: Dio infatti non può contraddirsi;
C) della “approvazione finale della Chiesa”, la quale sola ha da Gesù Cristo il divino mandato ed il ministero di conservare e di interpretare la Parola di Dio, come è detto più in dettaglio più avanti.
Oltre queste tre norme fondamentali, è superfluo ricordare che, per la retta interpretazione di un testo (valido pure per le scienze profane e accettato anche dagli atei) è ignorata da alcune sètte protestanti, specie dai testimoni di Geova. Citando versetti della Bibbia, senza tener conto del loro contesto, non ci dicono ciò che la Bibbia dice realmente, ma ciò che essi vogliono far dire alla Bibbia.
LA SACRA SCRITTURA: IL CANONE BIBLICO
Col nome di Sacra Scrittura o Bibbia indichiamo l’insieme dei 73 libri sacri di cui essa si compone: 46 del Vecchio Testamento e 27 del Nuovo Testamento. Il criterio per discernere i libri ispirati da Dio da quelli non ispirati è l’accettazione di essi da parte degli Apostoli e dei loro legittimi successori, ai quali Gesù affidò l’incarico di insegnare la verità.
Ciò si deduce chiaramente dalla Sacra Scrittura:
- “Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi” (Giovanni, 20,21);
- “Andate e ammaestrate tutte le nazioni…..insegnando loro ad osservare tutto ciò che io vi ho comandato” (Mt 28, 19-20);
- “Chi ascolta voi ascolta me, chi disprezza voi disprezza me” (Luca 10,16).
Infatti i legittimi successori degli Apostoli, cioè i primi Papi e i primi Vescovi fedeli al comando di Gesù di insegnare la verità, condannarono come libri non ispirati da Dio i Vangeli apòcrifi. Inoltre indicarono l’elenco (o Cànone)di tutti e singoli i libri ispirati della Bibbia gia nel sinodo di Roma del 382 e in quello di Cartagine nel 397, cioè 1300 anni prima che nascesse il Protestantesimo.
Nonostante ciò, i capi del Protestantesimo, dei 73 libri della Bibbia ne hanno accettato solo 66 rifiutandone ben sette: Tobia, Giuditta, Sapienza, Siracide, Baruc, Primo e secondo libro dei Maccabei e, alcune sètte protestanti, la lettera di San Giacomo, distribuendo così al popolo cristiano una Bibbia incompleta.
Eppure riguardo ai falsificatori del libro di Dio, il Signore ha detto nell’Apocalisse: “A chi vi aggiungerà qualche cosa, Dio gli farà cadere addosso i flagelli descritti in questo libro; e chi toglierà qualche parola di questo libro, Dio lo priverà dell’albero della vita” (Apocalisse 22, 18-19)
Le Bibbie dei protestanti, inoltre sono prive di note chiarificatrici ed esse, perciò, favoriscono interpretazioni errate; non pochi passi biblici, poi, sono tradotti in modo inesatto e tendenzioso.
Proprio perché la Sacra Scrittura possa essere rettamente compresa dai fedeli, la chiesa ha stabilito che non vengano messe in circolazione le Bibbie senza l’Imprimatur della competente autorità ecclesiastica e senza note che spieghino ai lettori i passi più difficili;
per tali motivi la Chiesa Cattolica ritiene che non è lecito leggere la Bibbia senza le note chiarificatrici e l’Imprimatur della Chiesa Romana. E’ secondo la scrittura questo modo di fare? Si, certamente! Infatti san Pietro scrive nella Parola di Dio “Ci sono alcune cose difficili da comprendere e gli ignoranti e gli instabili le travisano, al pario delle altre Scritture, per loro propria rovina”. (2 Pietro 3, 15-16)
ma c’è di più! Nella medesima lettera (cap. 1, versetto 20) Pietro dice: “…..nessuna profezia della Scrittura (e questa è tutta profezia in quanto Parola di Dio e annuncio di Cristo) è soggetta ad interpretazione privata.
Andando contro questo chiarissimo ammonimento della Bibbia, Lutero, (cioè il fondatore del Protestantesimo) pose a base del suo insegnamento il principio del libero esame della Sacra Scrittura, in base al quale ognuno ha il diritto di trarre dalla Bibbia (secondo la propria privata interpretazione) la dottrina da credere (e la libertà di fondare una propria sètta o Chiesa).
Lasciando ad ognuno la libertà di interpretare la Bibbia come vuole, essa non aiuta nel cammino della salvezza, ma diventa pietra di inciampo, dato che ognuno può interpretarla secondo il proprio comodo o il proprio capriccio. Per cui si potrà avere il caso di alcune persone che sappiano a memoria la Bibbia, ma di essa non ne capisce nulla.
E’ Gesù stesso che lo afferma. Egli dice che i suoi ascoltatori (che conoscevano bene la Bibbia) scrutavano le scritture credendo di avere in esse la vita eterna; eppure di esse non avevano capito nulla, dato che rifiutavano Lui e il suo Vangelo, che le stesse scritture avevano annunziato da secoli! (Giovanni 5, 39-40).
Il Protestantesimo, inoltre, fa consistere l’evangelizzazione dei popoli nel distribuire Bibbie senza il necessario sostegno del Magistero ecclesiastico, cioè senza la giusta interpretazione della Parola di Dio che è data dai legittimi Pastori della Chiesa.
Ma a che serve distribuire Bibbie se poi ognuno può interpretarla come vuole? Come si fa a sapere chi la interpreterà in modo giusto? E poi Gesù non disse: distribuite Bibbie e discutete, perché dal libero confronto delle interpretazioni germoglierà la verità. Disse invece: “ammaestrate…..battezzate…….insegnate” (Matteo 28, 18-20) e fu ai Dodici che lo disse.
IL PRINCIPIO DI AUTORITA’
I protestanti rifiutano in blocco il principio di autorità e professano la libera interpretazione della Bibbia. Quanto ciò sia contrario alla stessa Sacra Scrittura lo abbiamo già visto. Ma è anche la ragione che è contro i protestanti e non solo la Bibbia. Infatti se in uno stato si lasciasse alla libera interpretazione l’applicazione del codice e delle leggi avremmo il regno del caos. Per tale motivo tutti gli Stati hanno la Corte Costituzionale che dà la retta interpretazione del codice delle leggi e le sue decisioni sono incontestabili e normative per i giudici. Tra i protestanti, non essendoci una suprema autorità religiosa, sono nate centinaia di sètte (e ne nascono sempre nuove), perché ciascuno si sente autorizzato a dare alla Bibbia una propria interpretazione. Fanno eccezione soltanto i maggiori gruppi protestanti, nei quali il principio di autorità, cacciato dalla porta, è rientrato dalla finestra. Essi infatti hanno sostituito l’autorità e l’infallibilità del Papa con quella di Lutero, di Calvino o di altri capi protestanti. E questo fa capire tante cose a chi vuol capire…….
Gesù invece ha messo sulla sua vera unica Chiesa un’autorità infallibile, costituendola in S. Pietro, primo Papa, e del Collegio Apostolico (e non in Lutero, Calvino o altri protestanti).
Ciò lo capirono tanto bene gli Apostoli che quando tra i cristiani sorsero i primi dubbi su questioni di fede (sulla circoncisione e il divieto di mangiare carni immolate agli idoli) essi si riunirono nel 51 a Gerusalemme e stabilirono come dovevano comportarsi i cristiani (Atti degli Apostoli cap. 15).
Lo stesso San Paolo ripetutamente andò a Gerusalemme per confrontare la sua dottrina con quella di Pietro e degli altri Apostoli per non rendere vana la sua predicazione come egli stesso afferma (Galati 2,2).
Capitolo IV
I LIBRI DEUTEROCANONICI
1) Differenze di Bibbie
Vi è poi una differenza quantitativa, matematica, tra la Bibbia dei cattolici e quella dei protestanti, che consiste nel numero dei libri, in effetti, la Bibbia dei protestanti, nella sua prima parte o AT, contiene sette libri in meno a quella dei cattolici. Essi sono: Tobia, Giuditta, Sapienza, Ecclesiastico (o Siracide), primo e secondo libro dei Maccabei, Baruc, lettera di Geremia.
Questi sette libri mancanti nella Bibbia protestante e presenti invece in quella dei cattolici sono detti dèuterocanònici. Perciò la Bibbia dei cattolici, nella sua prima parte o AT, contiene 46 libri, mentre quella protestante solo 39. La differenza delle due Bibbie è evidente, matematica.
Tra i dèuterocanònici, vi è anche il secondo libro dei Maccabei, e poiché in questo libro si trova una solida base per la dottrina cattolica del purgatorio (2 Maccabei 12,39-45), ricordiamo brevemente le ragioni per cui la chiesa cattolica considera come ispirati e perciò parte essenziale della Bibbia anche i sette libri dèuterocanònici.
2) GIUSTIFICAZIONE
La parola dèuterocanònici deriva dal greco deutero (= secondo) e Kanon (= norma, regola, canone).
Chiamando dèuterocanònici i sette libri sopra elencati non si vuole dire che essi siano secondi, cioè inferiori agli altri libri della Bibbia, in quanto a dignità, cioè a ispirazione. Sotto questo aspetto sono uguali agli altri 39 libri. Solo si vuol dire che la Chiesa Cattolica li riconobbe come ispirati in un secondo tempo rispetto agli altri. In altre parole, poiché vi erano alcuni dubbi nei loro riguardi, la Chiesa volle prima accertarsi come esorta l’Apostolo (1 Tessalonicesi 5,21) sull’origine dei dèuterocanònici. Quando poi ha avuto prove sicure sulla loro natura o dignità di libri ispirati, li dichiarò parte del canone o regola della fede.
Perché?
La ragione fondamentale è il fatto che i dèuterocanònici sono inclusi nella Bibbia detta dei Settanta, ora tale Bibbia fu largamente usata dai primi cristiani, dagli Apostoli ed Evangelisti, ed è citata abbondantemente nei libri ispirati, li dichiarò parte del Canone o regola della fede.
La versione dei LXX (Settanta), diffusa tra tutti i Giudei del mondo Greco-Romano, fu in mano agli annunciatori del Vangelo un efficace strumento di conquista, prima fra i Giudei stessi, poi anche fra i pagani. La Bibbia dei Settanta fu l’alleata del Vangelo. Delle 350 citazioni dell’AT nel nuovo si calcola che circa 300 corrispondano ai Settanta. La Bibbia dei Settanta è la fonte principale di queste citazioni.
Da questo innegabile fatto storico possiamo e dobbiamo dedurre almeno due conclusioni:
La prima. Se la Chiesa del tempo degli Apostoli ha fatto largo uso della Bibbia dei settanta, che conteneva anche i libri detti in seguito dèuterocanònici, è segno evidente che questi libri erano ritenuti dagli Apostoli ed Evangelisti come ispirati, cioè come Parola di Dio. La vera Chiesa di Cristo di ogni tempo può e deve fare altrettanto.
La seconda. I Giudei, ai quali gli Apostoli ed Evangelisti annunciavano il Vangelo, non avevano nessuna difficoltà ad accettare la Bibbia dei settanta tutta intera, considerando come ispirati anche i dèuterocanònici. Questo è segno evidente che anche tra i Giudei vi era la convinzione che i dèuterocanònici potevano essere considerati parte integrante della Bibbia. La Chiesa, che è il vero popolo di Dio (Galati 6,16), può continuare a fare lo stesso.
3) ORIGINE DELLA BIBBIA DEI LXX
Un po’ di storia circa l’origine della Bibbia dei Settanta può far maggior luce sulla questione che stiamo trattando.
La Bibbia detta dei Settanta, è la prima traduzione in lingua diversa (la lingua greca) dei libri tenuti sacri dagli Ebrei e scritti quasi tutti in ebraico. Venne fatta in Egitto ad Alessandria, tra il terzo e il secondo secolo a.C., ed è perciò detta anche Alessandrina.
Al tempo di questa traduzione, l’elenco dei libri sacri degli Ebrei non era ancora così determinato e chiuso come avvenne dopo. Gli esperti in materia ritengono che vi erano almeno tre edizioni delle Scritture Ebraiche. Una di queste (Canone Lungo) conteneva anche i dèuterocanònici; in un’altra (canone breve) erano assenti. Dietro la traduzione dei Settanta vi è il canone lungo.
E’ pure storicamente accertato che i traduttori dei Settanta, nel fare il lavoro di traduzione, non agirono in modo indipendente dalle autorità religiose di Gerusalemme. Sembra anzi che proprio le autorità religiose della Palestina abbiano mandato ad Alessandria alcuni dotti rabbini degli Ebrei residenti fuori la Palestina.
A cose fatte, non risulta che le autorità religiose di Gerusalemme abbiano mai contestato la traduzione dei Settanta, che pure conteneva i dèuterocanònici come parte integrante della Bibbia. Tra le due comunità, quella della Palestina e quella di Alessandria, intercorsero buoni rapporti, specie in materia di libri sacri. Comune era la fede se non la patria; comune anche la fonte della fede, benché differisce il numero dei libri ritenuti sacri. Questi buoni rapporti non si potrebbero spiegare se gli Alessandrini avessero ritenuti sacri alcuni libri ripudiati da Gerusalemme. In materia di scritture gli Ebrei erano piuttosto rigidi ed intransigenti.
Due ricordi storici confermano quanto detto finora.
a) Ai tempi di Gesù e della Chiesa nascente, vi era a Gerusalemme una sinagoga per gli Ebrei alessandrini (Atti 6,9). Ora è risaputo che nelle sinagoghe, al centro del culto vi era la lettura della Bibbia (Lc 4,16-21). nella sinagoga di Gerusalemme per gli alessandrini era certamente letta e spiegata la Bibbia dei Settanta, che conteneva anche i dèuterocanònici. Non risulta che le autorità religiose di Gerusalemme abbiano proibita o contestata questa lettura.
b) Una notizia, che leggiamo nel Vangelo di Giovanni, indica chiaramente che i Giudei della Palestina, non meno quelli della diàspora, non ignoravano i dèuterocanònici, anzi si ispiravano ad essi per il loro culto. Nel capitolo decimo del Vangelo di Giovanni, versetto 22, è detto che ricorreva in quei giorni la festa della Dedicazione. Questa festa era celebrata, allora come oggi, dalla comunità ebraica di tutto il mondo. E' detta in ebraico "festa dell'Hanukkah". Orbene, della istituzione di questa festa si parla solo nei dèuterocanònici e precisamente in 1 Maccabei 4,36-59, e 2 Maccabei 1,1-2. 19; 10,1-8. Durante questa festa era letto tutto intero il primo libro dei Maccabei. E' difficile spiegare questo fatto senza ammettere che ai tempi di Gesù tutti gli Ebrei ritenevano come sacri anche i dèuterocanònici.
Possiamo concludere dicendo che ci fu un tempo in cui i sette libri detti dèuterocanònici facevano parte delle Sacre Scritture. Che cosa avvenne dopo?
4. Origine della Bibbia ebraica
Oltre alla Bibbia dei Settanta, abbiamo oggi la Bibbia in ebraico, quella a cui generalmente si riferiscono le traduzioni moderne del Vecchio Testamento quando si qualificano come traduzioni dai testi originali. Come ha avuto origine la Bibbia ebraica? A che epoca risale la sua edizione?
Come gia abbimo accennato al tempo in cui fu fatta la traduzione dei Settanta il canone o l'elenco ufficiale delle Scritture ebraiche non era ancora determinato e chiuso come avvenne dopo. Vi erano più edizioni o elenchi (o canoni) di libri che gli Ebrei ritenevano sacri. Vi era cioè una certa elasticità circa il numero di libri ispirati. Ma questo atteggiamento subì un mutamento verso la fine del primo secolo dopo Cristo. Perchè?
Com'è risaputo, nel 70 dopo Cristo Gerusalemme fu occupata ed in parte distrutta dai Romani. Israele in quanto nazione cessò di esistere. Rimaneva solo la religione come eredità comune e vincolo di un popolo disperso. Per conservare e saldare sempre più questa unità, i rabbini o capi religiosi degli Ebrei, che godevano grande autorità verso il popolo, decisero di stabilire in modo preciso e definitivo quali fossero i libri sacri o scritture e quali no. Usando criteri a noi purtroppo ignoti, dei manoscritti allora esistenti ne scelsero alcuni e ne distrussero le copie non conformi ad essi. Diedero così luogo a quello che si suole chiamare un textus receptus (= testo accettato) ossia alla Bibbia ebraica oggi in nostro possesso, escludendo altre tradizioni o edizioni che consideravano meno autorevoli.
Questa sorte toccò ai dèuterocanònici. Perchè
Tra i criteri non certamente critico-scientifici gli studiosi di storia biblica ne enumerano soprattutto tre.
a) Il primo sembra essere stato il fatto che i dèuterocanònici erano in composizione recente e non rispecchiavano perciò appieno le "tradizioni dei padri".
b) Il secondo perchè non scritti in lingua ebraica.
c) il terzo perchè erano inclusi nella Bibbia dei Settanta usata largamente dai cristiani. Il rifiuto della Bibbia dei Settanta in odio ai cristiani che se l'erano appropriata, trascinò con se il rifiuto definitivo dei dèuterocanònici.
CAPITOLO 5
BIBBIA E TRADIZIONE
PENSIERO PROTESTANTE
a – unica fonte di rivelazione è la Bibbia.
b – unica via per conoscere la Rivelazione divina: lettura e libero esame delle Sacre Scritture.
PRESUNTA BASE BIBLICA:
a – Giovanni 20,31: “Queste cose sono scritte affinchè crediate che Gesù è il Cristo, Figlio di Dio, e, credendo, abbiate la vita nel suo nome”.
Marco 7,13: “Voi rendete vana la Parola di Dio mediante la tradizione che voi insegnate”.
B – Giovanni 5,39: “ Scrutate le Scritture”
2 Timoteo 3,15: “Le Sacre Scritture hanno la virtù di darti la saggezza che ti porterà alla salvezza mediante la fede in Gesù Cristo”. Dio dunque invita ognuno di noi a leggere la Bibbia perché essa ha il potere di condurre a salvezza chiunque la legga con fede.
SI RISPONDE:
a – Anche i Cattolici, fedeli esecutori dei passi citati, rifiutano ogni tradizione puramente umana che sia in contrasto con gli insegnamenti di Cristo. Essi però accettano integralmente la Parola di Dio, sia che egli l’abbia data agli uomini per iscritto, sia che l’abbia tramandata oralmente per via di una divina Tradizione la cui esistenza è pure affermata chiaramente nella Bibbia.
b – Le parole di Gesù riferite da Giovanni (5,39) non furono dette in tono imperativo, infatti il versetto completo dice: “Voi scrutate le Scritture, pensare di avere in esse la vita eterna; ora sono esse appunto che mi rendono testimonianza; eppure voi non volete venire a Me per avere la vita”. Da queste parole risulta dunque che gli Ebrei leggevano abitualmente le sacre Scritture, ma proprio come i protestanti o i testimoni di Geova, non ne comprendevano il senso e si ponevano in contraddizione con esse. Gesù stesso dice: “Vostro accusatore sarà Mosè nel quale riponete ogni speranza” (Giovanni 5,459.
Nel passo citato della lettera a Timoteo san Paolo gli raccomanda le Sacre Scritture, sul senso delle quali Timoteo era già stato illuminato da Paolo: “Tu però rimani saldo in quello che hai imparato e di cui sei convinto, sapendo da chi l’hai appreso” (3,14).
Lo stesso Paolo poi ripeté come fosse necessaria l’opera di maestri dotti ed autorizzati per la retta interpretazione della Parola di Dio: “E’ Dio stesso che ha stabilito alcuni come pastori e maestri……. Questo affinché non siamo più come fanciulli sballottati dalle onde e portati qua e là da qualsiasi vento di dottrina, secondo l’inganno degli uomini, con quella loro astuzia che tende a trarre nell’errore” (Efesini 4, 11.14).
Nella fede cristiana non sono dunque ammessi gli autodidatti. Se è sempre pericoloso affidare ad un giovane i libri di testo scolastici affinché sopra di quelli e senza l’aiuto di un sicuro maestro egli si prepari agli esami, ciò sarebbe particolarmente impossibile quando il libro fosse la Bibbia.
Difficile per la sublimità delle dottrine che essa contiene, la Bibbia è resa poi di difficile interpretazione dalla diversità di tempo, di lingua e di ambiente in cui essa fu scritta e tramandata a noi da vari secoli che ne rendono ancora più oscura la dottrina. La Provvidenza divina ha provveduto a questa nostra perplessità, col donarci un Magistero vivente ed infallibile per l’interpretazione delle Sacre Scritture. Escluso o negato questo Magistero, noi vediamo come le dottrine più contrarie siano sostenute o difese facendo appello ai medesimi testi biblici: così è nata la torre di Babele del Protestantesimo che, per colmo di irragionevolezza,
accetta tutte le interpretazioni più contraddittorie, ma esclude aprioristicamente e per principio quella cattolica!
Per dare una sicura interpretazione del pensiero divino ai suoi figli, la Chiesa vuole che tutte le edizioni della Bibbia siano ricche di note; questo non è limitare la libertà di chi legge. Anzi! I testi dei poeti italiani sono messi tra mani dei nostri allievi, ma ricchi di note proprio per aiutarli nella giusta comprensione del pensiero dei nostri grandi scrittori. Che direste di un professore che consegnasse agli alunni edizioni prive di note chiarificatrici ed affidasse alla loro libera fantasia l’interpretazione di quelle opere?
1 - Bibbia e Magistero ecclesiastico
Cattolici e protestanti concordano nell’affermare che esiste un certo numero di libri sacri contenenti la Parola di Dio e chiamati Bibbia, cioè libri per eccellenza. Problema fondamentale per tutti è il conoscere per quale via l’umanità possa giungere a determinare quanti e quali siano i libri che contengono la Rivelazione divina e che compongono la Bibbia.
Infatti:
a – gli stessi libri ritenuti Sacri non possono testimoniare la loro origine divina; chiunque potrebbe scrivere un libro attribuendosi autorità divina, e così trarre in grave inganno i lettori (es. il Corano);
b – neppure ilo fatto storico che lungo i secoli detti libri siano stati ritenuti come Sacri può essere argomento sicuro che tali libri siano veramente di origine divina; anche gli antichi potrebbero aver sbagliato senza una guida certa:
c – né si può lasciare al giudizio del singolo l’accettare o rifiutare alcuni di questi libri, perché confacenti o meno alle loro idee o convinzioni.
Se Dio dunque ha dato all’umanità libri contenenti la sua Parola, che ci deve guidare alla vita eterna, deve averci pure dato un mezzo di assoluta certezza col quale possiamo conoscere quanti e quali siano questi libri sacri.
Inoltre è necessario questo mezzo anche per comprendere nel suo retto senso la stessa Bibbia, spesso difficile e oscura. Lo diceva già S. Pietro: “….nelle scritture ci sono cose difficili da comprendere che gli ignoranti e gli instabili stravolgono, come anche le altre scritture, per la loro perdizione” (2 Pietro 3, 15-16). E lo stesso san Pietro scrive: “Sappiate questo: nessuna scrittura profetica va soggetta a privata spiegazione” (2 Lettera di Pietro 1,20).
Negli Atti 8, 30-31 l’Etiope interrogato dal Diacono Filippo se comprendesse le Scritture che stava leggendo, rispose “Come posso capirle se nessuno me le spiega?”. Solo i protestanti hanno questo privilegio!
Invano Dio ci avrebbe dato le Sacre Scritture se noi non potessimo con certezza conoscere i libri che le contengono e tanto meno comprenderle nel loro giusto significato. Dio dunque deve averci dato un Magistero vivo, perpetuo ed infallibile (1, segue spiegazione) per toglierci dalla impossibilità di conoscere e comprendere la sua divina Parola.
1) Per Magistero si intende il Papa ed i Vescovi in qualità di maestri della Parola di Dio. Sono ministri della Parola e pastori del gregge (Atti 20,28). E’ detto Magistero vivo nel senso che tali ministri e pastori, per volontà di Cristo, sono presenti nella sua Chiesa in ogni epoca della storia. Sono suoi rappresentanti (Luca 10,16) per far conoscere agli uomini di tutti i tempi il suo insegnamento dato una volta per sempre (Lettera di Giuda 3). Non il proprio insegnamento ma l’insegnamento di Cristo. Il Papa e i Vescovi insegnano solo ciò che Cristo ha insegnato senza aggiungere o togliere nulla. Ciò che essi insegnano è contenuto nel deposito della fede 81 Timoteo 5,20). Lo Spirito Santo li guida nella conoscenza della verità tutta intera (Giovanni 14,26).
Da quegli stessi libri, di indiscusso valore storico, riconosciuto da cattolici e protestanti, scritti da testimoni oculari di assoluta veridicità, da cui conosciamo la missione e la dottrina dell’Uomo-Dio, risulta pure chiaramente che Egli ha fondato una Chiesa alla quale ha affidato un Magistero autoritario, perpetuo ed infallibile. Lo proviamo con i seguenti passi del Nuovo Testamento.
a) Magistero autoritativo
Matteo 28,18-19: “Gesù avvicinandosi disse loro: Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra. Andate dunque, ammaestrate tutte le genti…..”
Marco 16,15: “Poi disse loro: andate in tutto il mondo, predicate il Vangelo ad ogni creatura”.
Giovanni 20,21: “Gesù poi aggiunse: la pace sia con voi. Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi”.
2 Corinti 10,3-5: “Infatti le armi della nostra battaglia non sono carnali, ma hanno da Dio la potenza di abbattere le fortezze, distruggendo i ragionamenti ed ogni baluardo che si eleva contro la conoscenza di Dio, e rendendo ogni intelligenza soggetta all’obbedienza di Cristo”.
1 Tessalonicesi 2,13: “Noi ringraziamo continuamente Dio, perché voi accogliendo la Parola di Dio da noi udita, l’avete accettata, non come parola di uomini, ma, come è davvero, Parola di Dio, la quale mostra la sua efficacia in voi che credete”.
Luca 10,16: “Chi ascolta voi ascolta me, chi disprezza voi disprezza me”.