martedì 1 febbraio 2011

              IL GIOVANE RICCO (Mt. 19,16-30)

Proseguendo con le Beatitudini che abbiamo riflettuto domenica scorsa, mi trovo a pensare al Vangelo che Gesù ci fa meditare con Matteo il “Giovane ricco” (19, 16-30)
“Va’, vendi ciò che hai e dallo ai poveri, avrai un tesoro nei cieli; e vieni, seguimi”.

                                                                             

Questa frase mi ha sempre fatto una certa impressione, mi interroga, mi fa pensare seriamente a come devo rapportarmi con le cose che la vita mi offre. Questa è davvero una proposta oltre la giustizia, e realizza quella “Giustizia piena” che ci introduce nel Regno, è destinata a tutti noi chiamati ad essere discepoli di Gesù. Questa è una delle opere che ci chiede Dio, è solo eliminando le zavorre che possiamo meglio offrirci per il bene di tutti ma soprattutto per i “piccoli”. I Santi lo insegnano, loro che hanno rinunciato ad una vita comoda per donarsi totalmente a Gesù, per portare alle genti la vera evangelizzazione che  non è fatta solo di parole, ma è donare la propria vita per i fratelli.
Quando mi trovo a meditare il Vangelo con i mie fratelli dopo la preghiera, spesso si arriva a questo insegnamento “lasciare tutto” e il suo significato. E’ qui che le riflessioni diventano ricche, perché? Pensiamo ad una mamma che soffre per il figlio in carcere e dona tutta se stessa per il bene di quel figliolo, che lavora anche per gli altri componenti familiari senza mai chiedere nulla e soffre, ma dona queste sofferenze a Dio annullandosi e diventando una piccola figlia in braccio a Lui. Possiamo poi pensare all’emigrato che per poter lavorare si sposta a 1000 Km lasciando la famiglia con tutte le sofferenze dovendo vivere solo, ma che, credendo in Dio dona il suo tempo libero all’evangelizzazione dei giovani.
Questo Vangelo mi fa pensare pure ad una famiglia dove i figli godono dei beni del padre e tutti insieme li condividono, mentre chi accumula priva di quei beni tutti i fratelli, rende schiavo se stesso. Libero è colui che sa usarli a servizio di altri. L’attaccamento ai beni è il grande inganno, c’è il soffocamento della Parola; la brama di ricchezza è il principio di tutti i mali. La Parola ci dice che i beni del mondo non sono il fine a cui sacrificare se stesso e l’esistenza altrui, ma il mezzo da usare “tanto-quanto” serve per vivere da figli e da fratelli.
Dobbiamo perciò stare ben attenti a non giudicare chi è ricco, perché se quel ricco vive il Vangelo, sicuramente userà i suoi beni come se non li avesse, donandoli; mentre esistono poveri che vorrebbero vivere come ricchi pretendendo sempre di avere ciò che gli altri hanno, e la povertà in spirito proprio non la conoscono.
S. Francesco, S. Antonio, S. Domenico per citare solo tre nomi, sono state persone che hanno messo in pratica le Beatitudini partendo proprio dalla povertà in spirito.
I ricchi devono far parte dei beni materiali coi poveri per aver parte ai loro beni spirituali.
San Basilio richiama anche i padri di famiglia a disfarsi della ricchezza, intesa come il superfluo, per non andare contro il comando dell’amore che esige uguaglianza tra gli uomini.
Mi ricordo di aver letto un libro di un monaco del deserto, il quale non aveva neppure il cuscino dove dormire, ma aveva un paio di pantofole. Era un uomo che viveva il Vangelo in tutta la sua grandezza, ma c’era questa piccola macchia in mezzo: le pantofole.
Per lui erano diventate un idolo, erano la sua ricchezza, nessuno doveva toccargliele e non le condivideva con i suoi amici. Quell’uomo pur essendosi ritirato a vita monastica per seguire Gesù e la sua Parola, per donarsi totalmente a Lui, non aveva ancora capito il significato vero della prima Beatitudine. Nonostante gli sforzi non riusciva a staccarsi dall’oggetto. Allora possiamo dire che in ogni vocazione: matrimonio, vita consacrata, sacerdozio, ecc. un cuore libero porterà sempre frutto usando ogni bene posseduto come se non esistesse offrendolo a chi ne ha bisogno.
Un’altra cosa importante consiste nel saper capire quando non denunciare una persona facendole così del male per un furto subìto. Il Signore premia sempre chi sa perdonare e non si vendica. Nei tribunali esistono molte denunce fatte a persone che non potranno mai pagare un processo, e che il furto subito poteva essere benissimo perdonato. Spesse volte nella nostra vita i furti avvengono e devono essere visti come prova che il Signore ci dà per renderci più liberi dalle cose futili, dove la tignola e la ruggine le consumano.


                                                                             

1 commento:

  1. E' una frase che ancora oggi interroga un pò tutti noi. Secondo me ha anche un aspetto non solo materiale..ma anche il cambiare vita, abbandonare le nostre abitudini, vendere le nostre cose vecchie per rivestirci di Gesù. A me piace una frase invece, muoia l'uomo vecchio e rinasca l'uomo nuovo in Cristo. Se ci fai caso le due frasi sono quasi simili.. :-) La conversione sta alla base di tutto. Un abbraccio enzina

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